Fabio AruFabio Aru, il talento sbocciato al caffè Margherita di Casalecchio.

Questo eccezionale scalatore viene dalla Sardegna, essendo nato e cresciuto a Villacidro (capoluogo della nuova provincia del Medio Campidano) il 3 luglio 1995; ma ciclisticamente è bolognese, poiché l'attività veramente impegnativa l'ha intra­presa a quindici anni venendo a gareggiare per la Ccv di Sasso Marconi sia nei cir­cuiti del cross sia su strada. E' stato Andrea Cevenini, diesse di quella società ciclistica, a scoprirlo e inco­raggiarlo a dare il massimo impegno, facendolo crescere per gradi.

Un lavoro di pazienza che ha dato frutti eccezionali, visto quello che il ragazzo è capace di fare sulle grandi montagne.

Alla società sassese è rimasto fino al passaggio fra i dilettanti, quando si è ac­casato alla Palazzago di Ivano Locatelli, consigliato appunto da Cevenini, il quale ha continuato a seguirlo dall'ammiraglia, anche perché nel frattempo la Ccv si era sciolta. Nella Palazzago il giovane talento sardo ha cominciato a fare faville vincendo a ripetizione, tanto da interessare diverse società professionistiche, in prima fila l'Astana. Il generai manager Alexandr Vinokurov, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Londra, vide subito in lui un futuro campione a lo tesserò vincendo la concorrenza della Sky e dell'Acqua Sapone.

Come ben si sa, Aru ha ripagato immediatamente la fiducia del kasako esplo­dendo al Giro Rosa del 2014 (vinto da Nairo Quintana) aggiudicandosi alla grande in solitudine la quindicesima tappa (Valdengo-Pian di Montecampione) e piazzan­dosi al terzo posto nella classifica finale.

E nel Giro del 2015 Aru ha fatto addirittura meglio, vincendo due volte conse­cutive per distacco (a Cervinia e al Sestriere) e finendo secondo posto alle spalle del fuoriclasse Contador che a fatica è riuscito a conservare un vantaggio di 1'53". Pec­cato che nelle tappe iniziali Aru non fosse al meglio della condizione fisica...

Ma il capolavoro completo il campione sardo l'ha compiuto tre mesi dopo vin­cendo la Vuelta di Spagna che vedeva al via quasi tutti i migliori assi fra cui il suo compagno dell'Astana Vincenzo Nibal i (squalificato al termine della seconda tappa per essersi fatto trainare dopo una caduta) e Christopher Froome, fresco dominatore del Tour de France (costretto al ritiro per la frattura di un piede ma ormai s'era capito che le sue polveri erano bagnate). Alle sue spalle dopo una avvincente e incerta bat­taglia durata per tutta la corsa, si sono piazzati lo spagnolo Joaquim Rodriguez, il polacco Rafal Majka e il colombiano Nairo Quintana.

Dunque, un Aru fra i grandi del ciclismo che conta. Ma lui non si è montato af­fatto la testa, è rimasto il ragazzo modesto e timido di quand'era alla Ccv, ricono­scente verso Andrea Cevenini che l'ha aiutato a crescere e al quale è ancora molto legato. E, quando passa dalle nostre parti, fa ben volentieri una puntatina al Caffè Margherita di Casalecchio di Reno per salutare i vecchi amici. Quel ritrovo gli è pro­prio rimasto nel cuore, dato che è stato proprio lì che ha sottoscritto i primi contratti importanti. Ovviamente assistito da Cevenini, il suo mentore.